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Circo: pellegrinaggio e famiglia

Le famiglie di tutto il mondo si recheranno in Pellegrinaggio a Roma sulla Tomba di San Pietro, il prossimo 26 e 27 Ottobre. Questo evento, promosso dal Pontificio Consiglio per la Famiglia, si inserisce nel quadro delle iniziative proposte per l’Anno della Fede, indetto dal Papa Emerito Benedetto XVI.

Questo evento richiama in modo evidente il Circo: il pellegrinaggio (il viaggio) e la famiglia sono gli elementi portanti del mondo circense.

Il pellegrinaggio è di sua natura un viaggio verso un luogo particolarmente significativo, prevede un tempo di sosta ed un ritorno. Oggi si viaggia comodamente ed il pellegrinaggio si caratterizza quasi esclusivamente dalla meta da raggiungere e il sostare in quel luogo. Un tempo l’aspetto più impegnativo, anche dal punto di vista spirituale, era proprio il viaggiare: si camminava a piedi chiedendo ogni giorno ospitalità. Il viaggio dava alla vita il senso della provvisorietà e della Provvidenza.
Ecco la gente del Circo ha fatto del viaggio uno stile di vita in cui tutto è davvero provvisorio, anche ogni meta perché ne rincorre un’altra senza prevedere mai un ritorno perché semplicemente non c’è un luogo dove ritornare. I circensi sono pellegrini perenni non solo perché percorrono le strade piuttosto perché hanno fatto della strada la loro vita e sulla strada costruiscono la loro storia. Sono pellegrini di pace perché non hanno una terra da difendere né uno spazio da conquistare, ogni tappa fissano le carovane, stabulano gli animali, montano il tendone, si circondano di cancelli per smontare tutto poco dopo; in ogni tappa i circensi montano e smontano la loro vita. Sono l’unico esempio vivente dell’esperienza fisica e spirituale (più o meno conscia) raccontata nel libro dell’Esodo.
L’esperienza del viaggio ha dato forma e concretezza anche al tessuto sociale del mondo circense. Il mondo stabile ha i suoi riferimenti anche fisici come la piazza, il campanile, la casa le tradizioni del proprio territorio; tutto questo nel mondo circense non esiste, non c’è una appartenenza ad un territorio. Di contro, proprio la leggerezza della provvisorietà ha acuito e rafforzato le relazioni umane e il senso della famiglia. Oggi i Circhi equestri sono diventati imprese, ma sostanzialmente sono rimasti “famiglia”. L’arte del Circo è “coltivata” e trasmessa all’interno della famiglia, intesa nella sua nuclearità ma anche e soprattutto nel senso più ampio di “clan”. La famiglia vive contemporaneamente le proprie relazioni intrafamiliari e le dinamiche dell’attività lavorativa. L’«arte» circense non implica soltanto la capacità di eseguire un numero all’interno dello spettacolo quanto la partecipazione alla conduzione dell’intero complesso, dal viaggio al montaggio delle attrezzature, dalle pubbliche relazioni alla gestione delle luci e dei suoni, insomma a quel complesso di attività che concorrono alla costituzione dello spettacolo.  Dunque la vita sociale e familiare ha bisogno di una “sapienza” fatta di atteggiamenti, di abitudini, di valori che derivano dalla tradizione della Gente del Viaggio. La responsabilizzazione negli ambiti della gestione dell’azienda familiare è precoce: molto presto ci si assumono piccole, e sempre più grandi, responsabilità, dallo spianto all’impianto delle attrezzature di lavoro e di vita, alla gestione dell’attrazione o all’ingresso in pista. In questo complesso di valori e significati, l’aspetto religioso ha una sua caratteristica particolare derivante dalla pura tradizione familiare se si pensa che i contatti con la “Chiesa” ufficiale e dei suoi ministri è sempre più rara ed occasionale. Così è la nonna che invita alla preghiera personale, che accompagna i nipoti alla chiesa ad accendere le candele. Sono le nonne che mantengono nella tradizione familiare l’essenziale rapporto, sostanziale e vivo, con i propri defunti. Questo rapporto non solo è memoria di una storia ma anche elemento fondante del senso, molto più ampio e solido, della famiglia che si allarga nel tempo e nello spazio.

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